Due buone ragioni per parlarne sono il caldo e perchè era il coktail preferito da Hemingway.
Il modo di farlo lo conoscono tutti, ma in qualche modo questo post bisogna riempirlo.
Secondo la ricetta, bisogna mettere in fondo al bicchiere foglie di menta, due cucchiaini di zucchero e il succo di mezzo lime.
Gli ingredienti devono essere leggermente pestati per poi aggiungere il rum bianco, la soda o l’acqua gassata e il ghiaccio tritato delle foto.
Cannuccia, rametto decorativo e l’ombrellino a piacimento.
Appena fatto si sposta il mojito da una parte e si fa il 50&50 di spuma e vino bianco e si guarnisce con panino alla finocchiona.
Giusta chiosa Andrea. Tu sai già da che parte sto.
Dario
“Quando sà fame è bono ogni cosa” questo me lo diceva sempre un saggio che non scriveva guide, che non aveva grande familiarità con la lettura e la penna, la cui cultura era data dall’esperienza e dal vivere, ma la fame l’aveva provata e rispettava un pezzo di pane secco come la cosa più preziosa al mondo.
E aveva ragione, scendiamo e recuperiamo la semplicità delle radici prima che gli eventi ce le facciano riscoprire per forza e siano lacrime amare per chi la semplicità e la modestia non sanno nemmeno dove stanno di casa.
Non mi permetto di insegnare niente a nessuno, non ne sono in grado…… ho la presunzione di volare basso per non farmi male cadendo.
Stasera quando la Milano degli aperitivi si accomoderà sugli sgabelli a sorbirsi la fiera sbobba io mi cucinerò una pasta con la pumarola: pomodori, sedano, carote, cipolla, prezzemolo e olio bono. Non ha prezzo.
Dario
Le radici di “El Mojito” sono lontanissime da quelle degli aperitivi milanesi.
Quando parlo di Mojito mi viene in mente: sole, mare, salsa, guaguancó, rumba… La Bodeguita del Medio, La Habana!!!
Hemingway diceva: “Mi mojito en La Bodeguita y mi daiquiri en El Floridita”.
“in qualche modo questo post bisogna riempirlo”…
Certo, origini diverse, ma si sono trovati a meraviglia. Per iniziativa del buon Gualtiero (dirigente che spedito a Cuba in missione di lavoro un dì decise di diventare “ex” e di dedicarsi alla ristorazione) La Bodeguita replicò a Milano, con sommo gaudio di quella che all’epoca stava tagliandosi il vestito “da bere”. Proponeva mojiti, ma anche trago (mistura di tre rum di varia annata).
Dario, mi pigliano i brividi solo a pensare a quella Milano da bere o a come si è ridotta l’attuale.
Consoliamoci con la pumarola e se si vuole un mojito, meglio andare dove se lo beveva Hemingway al fresco di una palma o nel suo locale preferito, fra gente dal sorriso schietto.
Non riesco a farmi stare simpatico Hemingway, anche se l’ho apprezzato.
Hemingway non è solo mojito…
è flamboyant….
è grecia……
è Capo Sugno…
Corrispondente della guerra spagnola, Avere e non avere, Il vecchio e il mare, Per chi suona la campana……….. non mi pare poca cosa.
Si’ ecco, appunto, mi riferisco proprio a quello che ha scritto quando era in Spagna.
Letto quello e letto Orwell sono proprio due pianeti diversi.
Due persone diverse, due percorsi diversi, fra “Per chi suona la campana” e “Omaggio alla Catalogna” c’è un abisso, il primo una storia romanzata presa immediatamente dal cinema e dando il bel volto di Ingrid Bergman, il secondo pura realtà di come gli ottusi alla fine abbiano sempre la meglio destinando la ragione alla sconfitta.
Alcune mode di vita hanno una nascita commerciale e fin qui niente di male, il male nasce quando ci si veste tutti alla marinara, tutti con i pantaloni strappati, con i capelli con le treccine o con la griffe sul petto perchè allora abbiamo perso la nostra individualità e come pecoroni siamo in fila con un bicchiere in mano ed in quanto ad Haminguay è inutile tirarlo in causa, lui è uno scrittore sanguigno ed appassionato ed anche quando scrive da un fronte di guerra non può che essere asettico se non in percentuale.Lui era un maledetto geniale egoista individualista scrittore.Angelica
Ma anche a Capo Sounio è stato?
Mi ero fermato a Byron, che, mi vien fatto di chiedermi: ci sarà stato un paio di settimane in Inghilterra?
Peraltro, a Sounion si respira un’aria di anarchica libertà che sì, in effetti potrebbe essere un luogo hemingwayano. Ma anche conradiano.
Ok, basta.
ciao, Dario
Sarà l’ora, sarà che sono trito dalla testa ai piedi, ma ci ho capito poco Dario, allarga la spiegazione…
Ciao Andrea,sarà che son tornato ieri dopo una settimana di sole ,mare e signore /mamme mezze nude..sarà il sole di oggi che mi quoce la testa…ma anch’io capisco poco fate disegni chiari e spiegazioni brevi .grazie buona notte Toscanaccio 🙂 🙂 GP
Pronti: Ambra diceva sopra che Hemingway le significava anche Grecia, alludendo al fatto che sarebbe stato anche a Capo Sounio (lei dice Sugno, ma credo sia lo stesso).
Sounion, in greco, è l’estrema punta dell’Attica, quella che dà sull’Egeo insulare. Sta a un paio d’ore da Atene.
Gli antici ci eressero un tempio dedicato a Poseidone che domina i mari aperti. È una visione ambita, estrema: fate conto un Partenone in piccolo, senza nulla attorno, solo acqua. Un invito alla libertà, all’anarchia degli dei.
Fu meta di estremisti, come Lord Byron, che istoriò pure le colonne. (E qui aprivo una considerazione: ma c’è un posto dove non è stato Byron?)
Mi mancava Hemingway, ma non si può sapere tutto.
Spero che la spiegazione vadI bene, detto alla milanese ignorante.
ciao
Io riprendo il discorso del Mojito. Vi lascio il link del sito della Bodeguita, troverete come si fa il vero Mojito. Altro che quello dei locali milanesi.
http://www.havana-mojito.com/es
come dire andare al Tommy’ bar di Juàrez ogni volta che si vuol bere un margarita….
Ambra
oh acsè aio capì tòt quant.Grassie. ciao GP