Ecco alcune foto di ciò che appassionati e amatori del vino mai vedranno riprodotte su blog o testate giornalistiche.
Prima pioggia copiosa unita a nebbioni del mattino e comparsa immediata di muffa sull’uva affastellata in mezzo a tanta vegetazione che non fa respirare.
Troppa uva infrascata, troppe foglie, sfalciatura dei capi a frutto per far vedere i filari allineati con conseguente rallentamento della maturazione giò difficoltosa di suo, impenetrabilità del vento ad asciugare, del sole ad entrare, marciume acido che esplode immediato alla beccata di un uccello.
Il troppo fa sempre a cazzotti con il buono, una potatura oculata in quantità è già sinonimo di qualità, facile gestione della pianta durante l’annata, meno interventi manuali e di macchine per trattenere il verde nei filari e meno passaggi con i trattamenti,
Invece per mantenere questa frutta rossa, prima quintali di prodotti sistemici, ora di antimuffa che si nebulizzano nell’ambiente.
sempre interessante leggere, scoprire, imparare da questo blog, specialmente quando si parla di vigna !!
bellissime le foto, il che non guasta…
grazie
Ambra
molto interessabte questo “servizio”! grazie Andrea!
Pagliantini, tu, da esperto scrivi come fare per avere uva buona e produrre vino buono io mi fermo alle foto e le guardo ammirata.LA rotondità perfetta di quegli acini,quei colori ora teneri ,ora violenti,gli acini in sofferenza, le foglie tristi, per me il tutto è sinonimo di vita ed ha un nome:donna.Angelica
Girare per le vigne dovrebbe essere la carta d’identità di un vino prima di comprarlo.
Non è cosa facile da fare, occorre tempo, occorre muoversi e vedere posti, i volti di chi lo fà e lavora il pezzo sono spesso in disparte e chi lo propone è felpato come velluto……. dovrete cercare sempre il volto di chi sta dietro al vino.
Te Angelica come fai a vedere una donna dietro i chicchi d’uva muffata lo sai solo te!!!
Andrea foto molto interessanti che mi obbligano ad una domanda
“sempliciotta” (tappati il naso e se credi rispondimi con la tua solita cortesia); questa botrite cosa ha che fare con la Botritys cinerea dei cugini d’oltralpe? Insomma è tutta un’altra cosa?
un saluto a Vertine Marco
Marco, se guardi le foto vedrai diverse manifestazioni di questo “marciume”. C’e’ chi chiama “nobili” certe forme. C’e’ chi chiama “infavata” l’uva colpita ma non ancora “infradiciata”.
Marco, dammi retta, tappatelo te il naso alla risposta sto per darti, perchè da conoscitore e da appassionato di vino quale sei quanto sto per scrivere ti farà schizzare sulla seggiola.
L’unica muffa nobile per quanto mi riguarda è la penicellina e quella del gorgonzola, la muffa e l’uva per me sono due cose da tenere distanti.
mai provato abbinamento gorgonzola- chicchi d’ uva ?
quella sana s’ intende !
Ambra
Un bicchierino di muffato ci viene fuori da codesti chicchi
Far muffare l’uva volontariamente è come far arrugginire il ferro e dire sia più prezioso.
Però se la muffa sull’uva è biodinamica da terreni marginali, il solo tatto è curativo per mille patologie.
Con tutta la presa di culo che certe romanzature e certe terminologie pronunciate con aria leggiadra si meritano, giova tuttavia rendersi conto che mettere ad appassire l’uva, per esempio la malvagia, non produce soltanto uva appassita (altrimenti ci si fa un passito e basta). Nell’appassimento all’uva succede qualcosa oltre la perdita di acqua. Capita che venga attaccata da organismi che a tutti gli effetti sono da considerarsi delle muffe, anche se non producono la muffa polverulenta che generalmente chiamiamo “muffa”. Il vinsanto si fa con malvagia attaccata da botrite, c’e’ poco da fare. Quando la botrite infradicia l’uva, l’unica e’ buttarla via. Ma prima di infradiciarsi l’uva subisce alterazioni che fanno di un vino una cosa particolare e magari anche preziosa. Ne sanno qualcosa i vignaioli che fanno il Sauternes. La difficolta’ di avere la modifica buona senza avere una massa di chicchi fradici di muffe nerastre, questa difficolta’ e’ alla base della sua preziosita’.
@ Cintolesi…aggiungiamo EisWin…vini d’ Alsazia
e mentre loro aspettato di essere muffati…
qualcuno aspetta di bere un buon chianti 😉
Anna
venia, chiedo venia. tanta…
Grazie ad Andrea (che da chiantigiano puro non poteva dir altro di buttar via l’uva muffita) e grazie a Filippo Cintolesi. Saluti marco
Il Vin Santo o il Sautern dei nostri cugini sono cose serie e vanno saputi fare e non li mescolerei con il generico “muffiti” che raccolgono vini mezzi fermentati, del tutto con un pò di odoracci aggiunti e concentrato per dare amabilità o altre amenità del genere.
Mica tanto che l’onda lunga delle vacche grasse faceva tirar fuori questi beveroni dalle cantine con la dizione di muffito da bersi con mieli, pecorini, teste di cocco del Madagascar…
Per tornare alle vigne, meglio non ce l’avere la muffa nell’uva perchè di nobile ha molto poco e ridurla a vino è possibile ma ci vuole parecchio estro ed occhio.
Quando durante la vendemmia incontro grappoli del genere mi girano… acc… se mi girano…
Facci un muffatino con le ciocche muffate no? 🙂