I preti sono dei buongustai gaudenti da sempre, non a caso il culo (del pollo) è definito il boccone del prete e nel narrare la messa ad un certo punto fanno ricorso al vino di caratello per incentivare il colore del lieto fine.
Le ciocche stese al sole con sfondo azzurro cielo e non mare devono maturare nella forma dell’oro prima di essere tagliate a meno che non vengano messe a repentaglio in salute dalle avversità climatiche.
Appese con santa pazienza in stanze areate lontane dall’umidità e dagli insetti a pigliare il caldo del giorno, lo strizzo della notte e il vento di sempre che ne ridurrà acqua e peso e ne concentrerà lo zucchero.
Quando la Malvasia e un poco di Sangiovese saranno aggrinziti come rughe sul viso e lo zuccherò si farà croccante, si rompe il chicco e si strizza facendo uscire un mosto denso e scuro dolce come le tentazioni di una circe.
Qui si aprono tanti scenari e scuole di pensiero sul che fare, sul come, su quale legno e in che modo metterci il mosto, ma essendo un puro conservatore reazionario, il legno deve essere di castagno con qualche costola di rovere e una di ginepro, il mosto senza decantazione scivola nel caratello lasciato scolmo per almeno un 10% della capienza, una toppa di stoffa fra il foro e il sughero e una colata lavica di cera lacca a sigillare l’ambiente.
La fermentazione non sarà impetuosa causa il freddo del periodo della stringitura e il potente zucchero da smaltire per lieviti poco arzilli.
Il caratello dovrà stare nei posti dove più alta sarà l’oscillazione termica delle stagioni, dovrà sentirsele tutte addosso per sonnecchiare e ripulirsi d’inverno e bollicchiare d’estate…..il tempo e la pazienza la mano di velluto del destino.
Se il caratello non scoppia nei primi giorni verrà un buon Vin Santo.
Apri il tuo blog e vedi la vita! E’ il più bel buongiorno che ci si possa aspettare! Buona giornata da Angelica
Andrea, ma da dove ti verranno tutte queste parole?
A lungo mi sono rammaricato di non aver avuto tempo e modo di farmi spiegare da mio nonno Begna come faceva lui il vinsanto.
Colpa degli sfasamenti temporali che non allineano le persone che invece avrebbero qualcosa da dirsi.
Adesso ho la sensazione che me l’avrebbe spiegato così, con una sintassi più asciutta e un lessico più guistrigonese, ma così.
Grazie
Ciao, Dario
Spiegazione dettagliata e un bicchierino di Vin Santo lo prenderei volentieri 🙂
Concordo con Angelica, fai sempre una bellissima selezione di immagini che fanno fare il primo sorriso del mattino.
quest’anno sarà la prima volta che non farò il vin santo….. mi sembra la fine di un’epoca.
Niente di particolare, le parole vengono facili perchè può darsi qualche volta il Vin Santo lo abbia rifatto.
@ Dario
il tu nonno t’arebbe detto in questa maniera più o meno.
“Si coglie l’uva, s’attacca in capanna, prima di natale si schiccola, si pigia, si mette ni caratello e si mura”
E’ una spiegazione semplice e reale che ho sentito tante e tante volte dire ed è meno forbita di quella mia sopra ma mi piace anche parecchio di più.
@ Riccardo
che t’è successo? I cinghiali ti hanno mangiato tutta l’uva??
salve
nel leggere le tue righe sento il profumo di vinsanto,
che faceva il babbo , ed era dolce andava giu che era un piacere ,avevo 3 anni , i contadini con mio babbo e mamma lavoravano nei campi ed io ero su una coperta vicino al cibo x il giorno, purtroppo, avevano portato anche una bottiglia di vinsanto….un sorsetto x volta ….
insomma ho dormito x 3 giorni .
pero era buono .
Andrea un abbraccio
Il Vinsanto è uno di quegli incostanti capolavori (misteri?) che solo la semplicità e la pazienza che servono a farlo possono spiegare.
Buona giornata.
il problema è che il mio figliolo ha solo 5 anni, il mio babbo non ce la fa più e i miei amici il vin santo lo bevono e non lo fanno. Da solo non ho il tempo.
@ luci
me lo ricordo bene il tu babbo, eccome se me lo ricordo, uomo diritto come un fuso da pigliare sempre come esempio.
E così adesso si ha persino la notizia che ti sei sborniata con il vinsanto 🙂
@ ag
abbraccio a te, hai ragione, il vinsanto è la scienza più imperfetta e ondivaga esista al mondo, il mistero dei misteri resta sempre il solito: sarà più difficile fare l’Aceto o il Vin Santo?
@ Riccardo
mi dici di dove sei? Se non sei distantissimo, si potrebbe anche vedere di farlo questo vinsanto….. anche per rispetto ed onore al tu babbo.
Ti ringrazio per il nobil pensiero, ma la cosa è un po’ complicata….io comunque son di Prato
Vero che il confine è spesso labile, Andrea, ma è troppo più facile fare l’aceto. Che infatti non si merita la maiuscola. Ah ah ah ah ah ah ah
@ Riccardo
Si Prato non mi è proprio a portata di mano, ma se decidi di mettere mano al vinsanto qualcosa invento.
@ ag
mica detto sai, c’è gente ci studia anni e invece dell’aceto gli viene sempre vino nero come l’inchiostro che pare sia Sangiovese…. se l’Aceto è di quelli seri altrochè se la merita la maiuscola… ma dubito possa essere tirato fuori dalle marmellate di uva nera.
ieri sera ho parlato di questa cosa con mia mamma, ed è venuto fuori che quella “diavola” ha già reclutato aiuto senza che io ne fossi a conoscenza. I vari problemi e impegni che ha non l’hanno certo frenata…., avessi la metà della sua forza. Per capire un po’ il personaggio, pensa che domenica prossima si è presa la briga di accogliere a casa sua, offrendogli un pranzo, i gitanti che partecipano alla passeggiata chiamata da Torre a Torre che si svolge in Val di Bisenzio. Questa passagiata che mi sembra sia alla 6° edizione ha lo scopo di raccogliere fondi per il museo della Badia di Vaiano e di solito gli anni scorsi c’erano circa 50/70 persone. Non proprio semplice da gestire….
Andrea ti ringrazio molto per la disponibilità dmostrata.
Avrei piacere di conoscere una persona così e a tal proposito, frequentando il tuo blog e forse capendo un pò i tuoi gusti, l’occasione di domenica potrebbe essere da te gradita.
Domenica prossima ho Sangiovese per il capo e da quieste parti inoltre c’è l’Eroica, gara cilcistica aperta a mezzi stravecchi che vede arrivare solo 3000 persone fra i partecipanti, quindi l’unica possibilità di movimento è a piedi… non mancherà occasione di beccarci Riccardo… comunque parecchio in gamba la tu mamma.