Rischiare fa parte del gioco quando si parla di fare vino nel miglior modo possibile, il che implica cercare di avere l’uva migliore dal punto di vista maturazione e sanità tirando il collo ai tempi.
Meglio rischiare qualcosa e lasciare qualche ciocca in terra ma avere un mosto dolce come le tentazioni del diavolo che trovare il paradiso a mezza strada e poi annoiarsi a morte per l’eternità succhiando un risultato anonimo.
Uva nelle cassette non tirandocela da lontano, diraspatura da li a poche ore, 8 grammi di metabisolfito a quintale e soggiorno nei barili sculati lasciando lo spazio per il cappelo di vinaccia quando gonfia.
Di lieviti è già vestita l’uva, tempo qualche ora ed inizia a friggere da sola.
Ottimo! Prossimo anno ti si da una mano a vendemmiare nelle vigne di Filippo 🙂
Antico Testamento, Ecclesiaste:
“… che sarebbe la vita, senza il vino? Il vino bevuto in tempi e quantità giuste è gaiezza del cuore, gioia dell’anima…”
Ambra
Chissà dove sarò il prossimo anno, può anche darsi inizio a dare spago al mio vero amore e passione: l’uncinetto 🙂