Panettone

Dolce la cui origine provoca un poco di prurito ma di fatto specialità e identità nazionale.

Servono pazienza, occhio, ingredienti di qualità e un forno adatto per produrre questa meraviglia per la vista e per il palato.
Fondamentali i tempi di lievitazione e la temperatura di cottura, le pause occorrono fra le varie operazioni portano alla stesura finale del panettone possono coincidere con i tempi della burocrazia tergiversando come api da ufficio in ufficio.
La ricetta e preparazione sono della signora Adelina che sarà lieta di rispondere alle curiosità dei lettori.

La goduria massima è farci colazione la mattina.

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22 risposte a Panettone

  1. Claudio ha detto:

    Approfitto di questa deliziosa visione del panettone per farti gli auguri di serene feste e di un 2012 pieno di desideri realizzati.
    Auguri!!

  2. roberto ha detto:

    Ho provato a fare il panettone,risultato= plumcake.
    La signora Adelina mi può aiutare?
    Grazie
    Roberto

  3. Andrea Pagliantini ha detto:

    Tanti auguri a te Claudio… come vedi l’idea pazza del blog che a suo tempo mi consigliasti di inziare, ancora funziona 🙂

    @ Roberto
    Spero quanto prima passi qua sopra la signora Adelina spiegando le arti e i trucchi del panettone……..grandissima artista nel farlo.

  4. Claudio ha detto:

    Ne sono contento …. e spero che continui per tanto tempo.
    Un salutone.

  5. SB ha detto:

    Perché insistere a fare il panettone? E’ lungo, scomodo e complicato.
    Attualmente ne posseggo un esemplare – avvolto in bella carta lucida turchino intenso – che è stato riconosciuto il migliore dell’anno. Dal Gambero rosso: per quello che vale tale riconoscimento, ma il panettone è davvero squisito.
    Suggerisco di mangiare una fetta di panettone, al mattino, dopo averla tostata leggermente: una delizia.
    E come mai, Pagliantini nostro,non apri un referendum tra quelli che canditi sì e canditi no?
    Perché i canditi discriminano gli appassionati; sono due scuole proprio diverse. Insomma non è uno scherzo.

  6. anna maria ha detto:

    Concordo con la fetta di panettone appena tostata per la colazione del mattino oppure sempre appena tostata con sopra del gelato alla noce a fine pranzo (senza farsi problemi di calorie)
    Anna Maria

  7. Adelina ha detto:

    @Roberto, occorre utilizzare una farina forte, lasciarlo lievitare in un luogo caldo (27°) e rispettare i tempi di lievitazione. Ho faticato anche io, non è facilissimo da fare e ci sono tanti piccoli accorgimenti da tenere presente. Comunque riprovaci, vedrai che riuscirai.
    @SB, magari perchè non avevo altro da fare 😉 E’ vero che è lungo e per nulla semplice ma queste sfide culinarie mi piacciono e devo dire che ne è valsa la pena.
    Io chiederei anche: alto o basso?

  8. Andrea Pagliantini ha detto:

    Verrà provata anche la tostatura del panettone, tanto per non farsi mancare niente.
    E mai assaggiato il panettone senza i canditi a dirla tutta.
    La signora Adelina fa la modesta, ma lei passa con disinvoltura dalla cucina siciliana al panetun fino a fare i ricciarelli di Siena…. mica da tutti.

  9. SB ha detto:

    Cara Adelina@: sì, anche alto? o basso?
    Io mi espongo in entrambi i casi, prendendo partito; alto e con i canditi!

    Inoltre:
    Cara anna maria@, anche con la crema pasticcera, quella vera con tutti i suoi bei profumi. A Milano (Malano, per gli addetti ai lavori), nei ristoranti più legati alle vecchie tradizioni (ce n’è ancora qualcuno), sotto Natale lo servono con la pasticcera e credetemi è uno sballo.

  10. dario ha detto:

    Il panettone se ben fatto non necessita di tostatura e nemmeno di cremette posticce.
    Dopo giorni e giorni diventa più buono.
    Canditi e uvetta ci vanno e niente discussioni. Altrimenti non è panettone.
    Ci va anche il burro, e parecchio.
    Proviamo ad accontentarci delle cose per come sono e non come una fantasia indotta ce le vuole imporre?

  11. filippocintolesi ha detto:

    Sottoscrivo il commento di dario.

  12. mario ha detto:

    …e se un toscano ci mettesse l’olio ?(al posto del burro)quanti dolcetti potremmo fare e sicuramente più ”in linea”..senza perdere gusto..invece vogliamo scimmiottare chi non possiede un ”grasso leggero e gustoso come il nostro …poeri noi!

  13. SB ha detto:

    caro dario@ il burro è il panettone! ma la crema pasticcera (con il suddetto panettone)fa parte della tradizione milanese; come il serbarne un avanzino da mangiare il giorno di San Biagio; per constatare (se era ben avvolto) che il suddetto (panettone) sa tenersi da conto molto bene.
    e se chiami la pasticcera “cremetta posticcia” ti sfido a duello (all’alba, accanto alla porta di Vertine, con Pagliantini che porta i soccorsi enoetc.)

  14. filippocintolesi ha detto:

    Sia a nord che al centro che al sud “tradizionalmente” (cioe’, per meglio dire, nel passato pre-industriale) il grasso da cucina piu’ usato era lo strutto. L’olio era un lusso (al centro sud) cosi’ come lo era (al nord) il burro. Fra l’altro l’uso prevalente dell’olio (dell’olio che esisteva, della qualita’ che esisteva in prevalenza) era per illuminare..
    Grassi “leggeri” non esistono. Qualsiasi grasso (lipidi) se ossidato libera 9 calorie (kilocalorie) per grammo.

  15. mario ha detto:

    sarà ma…a me tutto quello fatto con olio ”vero” sembra più leggero …oltre alla ”dose ” di sapore magari ne basta meno..

  16. Andrea Pagliantini ha detto:

    Sono tradizioni diverse legate alla disponibillità di grassi diversi non avendo al nord olivi bisognava si ingegnassero con lo strutto più che con il burro, ma senza sfociare in un conflitto di interessi preferisco di gran lunga il sano olio vegetale sia a crudo sia in qualche frittura ogni tanto.
    E come dice Mario, di olio se buono, ne basta davvero poco…

  17. dario ha detto:

    @SB – il panettone per S.Biagio me lo conservo da quando ho memoria.
    Negli anni 90 me ne portai persino una fettina a Londra, da mangiare, digiuno, il 3 febbraio.
    Le cremine le ritengo sempre posticce, sia che siano pasticcere o di mascherpone.
    Il panettone non bisogna di nulla, se fatto bene.
    Per paradosso ora i migliori li fanno i panettieri fuori Milano: in Brianza e nel Canton Ticino.
    Ne ho trovato uno a Mendrisio che pare fatto da mio nonno per quanto lesina l’uva passa, ma per come è stato impastato, lievitato e fatto asciugare a dovere.

  18. mario ha detto:

    …non solo fritture e cruditè….ma dolci cioccolate, torte…noi toscani stiamo perdendo troppo ….dagli osti agli chef che stanno esaltando ”quello che non è nostro” stanno sbagliando e di parecchio..

  19. filippocintolesi ha detto:

    Mario, sopravvive non chi rifiuta “il rimescolamento che vien de fora”, ma chi sa conviverci meglio. Chi lo accoglie in modo (inter)attivo. Chi sa e vuole prendere e pure dare al tavolino del complessivo (globale m’ha rotto le scatole). Basta guardarsi intorno, nello spazio e nel tempo, per rendersi conto che chi piu’ ha lasciato il segno e’ pure chi ha saputo imparare, farsi segnare. Graecia capta ferum captorem cepit et artes intulit agresti Latio. Bene, bisogna anche rovesciare questa frase: per essere captor bisogna saper essere captus. Piu’ recentemente, la cultura che e’ diventata interlingua mondiale e’ quella (anglo) che ha assorbito da ogni dove.
    Farsi segnare per poter lasciare il segno. O prepararsi a diventare un ghetto incattivito che guarda in cagnesco tutto quello che, impuro, lo circonda.

  20. Andrea Pagliantini ha detto:

    Sono d’accordo con Filippo, ovvero difendere ciò si è sempre, ma aperti a capire e vedere le cose buone vengono da fuori.
    Ho anche visto una nuova invenzione, ovvero il pandoro con il limoncè dentro, ma questa mi pare una grandissima cacata, tanto per stare in tema.

  21. essebì ha detto:

    Caro Filippo@ buon anno anche a te (a tutti). Sono molto d’accordo con quanto hai scritto; anche con il ‘complessivo’, che compro all’istante.
    Sono soprattutto d’accordo con la sagace descrizione di un atteggiamento che ho troppo spesso riscontrato nei senesi – ignoro par quale ragione ciò accada – e cioè con quello sguardo “incattivito” che a noi di fuori appare come la negazione di ciò che i senesi sono stati – cioè SONO -. Penso che questo dipenda anche dall'”invasione” pacifica, ma pur sempre invasiva, degli altri (cioè noi). Gente che ha capito cose che la politica più retriva, interessata e becera, ha negato volutamente agli autoctoni.

  22. mario ha detto:

    …c’era anche quello con le fragoline…”di dicembre”….poi se qualcuno”guarda in cagnesco certe cose”…non ve la prendete.. 🙂

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